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Io sto con Francesco Totti e Bruno Conti perché sono i miei capitani e bandiere, e ne sono fiero. Io sto con Claudio Ranieri perché è il mio allenatore, e ne sono fiero. Io sto con Rosella Sensi perché è il mio presidente, e ne sono fiero. Con Dino Viola, Franco Sensi, Zdenek Zeman per il calcio pulito nell'Italia corrotta. Della quale mi vergogno.
A Catapano, dije a Baldini che ha rotto er cazzo: giù le mani dal Capitano!!!
RispondiEliminaCatapano, riferisci a Baldini che ha rotto i coglioni.
RispondiEliminaMario Staderini (da il romanista) -5/9/2011
RispondiEliminaLa Roma, si sa, è una cosa grande. Proprio per
questo sbaglierebbe chi volesse ridurre il turbamento
che sta vivendo il popolo giallorosso
come una mera guerra tra fazioni buona
solo per far discutere al bar.
Ad essere in gioco è la forma che prenderà
quella impareggiabile idea che si chiama Roma.
Un problema di identità, di visione, che
non c’entra nulla con le questioni tecniche.
Lo ha capito persino il più autorevole quotidiano
italiano, il Corriere della sera, che nonostante
venda nella Capitale meno del 10%
delle sue copie, domenica ha dedicato un editoriale
in prima pagina di Giovanni Bianconi
dal titolo “Perché Totti non è solo calcio”.
La As Roma è qualcosa di più di una squadra
di calcio: è l’immagine di un popolo, di
una città che non è mai stata amata dalle classi
dirigenti che hanno preso il posto dei Savoia.
Francesco Totti, con il suo talento, la fierezza,
l’umanità, l’onestà intellettuale, persino
con i suoi limiti, da vent’anni dà corpo a
quella immagine e difende l’idea che c’è dietro.
Inutile nasconderci dietro un dito: è questo
che si percepisce essere stato messo in discussione
prima ancora che il valore del calciatore.
I fatti parlano da soli: sono le parole
di Baldini questa estate, l’atteggiamento di
Luis Enrique, le stesse frasi recenti di Sabatini
ad aver creato un caso, quello che starebbe
“uccidendo la Roma”. A parte il giovane allenatore
spagnolo, sono persone troppo esperte
per non sapere che nella comunicazione
non conta tanto quello che si dice ma quello
di cui si decide di parlare. Parlare di Totti
quando non ce n’è motivo, equivale ad indicare
un target, un obiettivo. Che non è il calciatore
ma ciò che rappresenta.
È un già vissuto, come quando si diceva
che la piazza romana non avrebbe vinto mai
niente senza capire che proprio quella è stata
la forza che ci ha permesso di vincere pur andando
controcorrente e nonostante il potere
stesse in altri palazzi.
Eppure la nuova proprietà, da Di Benedetto
a Baldini, da Sabatini a Luis Enrique, è stata
accolta positivamente dai tifosi nonostante
le vicissitudini di questi mesi e mi sembra
che godano dei favori della stampa romana.
Il progetto di puntare sui giovani e su una
specifica filosofia di gioco sono stati subito
metabolizzati anche quando il mercato stentava.
Alla fine sono arrivati molti giocatori ed
alcune promesse che fanno ben sperare. Certo,
anche a noi romanisti piace vincere, ma
non a tutti i costi: il prezzo che non siamo disposti
a pagare è quello di cambiare pelle. Se
la nuova Roma si deve costruire in questo modo,
non mi convince.
Il calcio come lo conoscevamo è finito con
quel Roma-Juve 4 a 0. Dopo di allora ricordo
solo un’altra partita dal sapore antico, l’ultimo
derby vinto lo scorso anno. Francesco
non ha nulla da dimostrarci e certo non passerà
alla storia per la pigrizia o per aver mangiato
allenatori (e chi poi, Capello? Del Neri?)
. Di norma sono i nuovi arrivati che devono
dare prove, sono loro a dover fare un passo in
avanti, non verso di lui ma verso noi tutti.
Se abbiamo capito male, spiegatecelo.
Lo chiedo a Franco Baldini: anche a Londra
esistono i telefoni, persino Skype. Se poi
il problema è che Totti non debba fare in futuro
il dirigente della Roma, ce lo si dica subito.
Giovanni bianconi 1/2 - Ci sono i gol, di destro, di sinistro e di testa, e poi gli assist, i cucchiai e i colpi di tacco, a centinaia, sempre con la stessa maglia, gli stessi colori. Più che sufficienti a fare di un calciatore il simbolo di una squadra. Ma Francesco Totti è di più. Perché nel suo caso c' è dell' altro. C' è quello che ha rappresentato e continua a rappresentare fuori dal campo. Che l' ha fatto diventare un simbolo non solo della Roma ma di Roma. Per questo è venerato e detestato come nessun altro, e detestato in particolare dai laziali, costretti a vivere sotto la sua ombra: per loro è un' ossessione, per tutti gli altri qualcosa in cui riconoscersi o da misconoscere. Perché è l' immagine di una metropoli amata, odiata o comunque mal sopportata. Come lui, come Francesco Totti. Roma è una città meravigliosa, con una tradizione come nessun' altra, carica di bellezze e difetti, che a volte può sembrare inadatta al ruolo attribuitole dalla storia, ma capace di riprendersi di fronte a ogni avversità mostrando sempre il suo lato migliore, di trasformare le proprie inadeguatezze in un di più che la rende unica. E dunque capitale. Sostituite la parola capitale con capitano, poi capitano con Totti, e avrete la spiegazione di come un territorio e il suo popolo possano immedesimarsi in un giocatore di pallone. Uno che nelle interviste, quando gli chiedono come andavi a scuola, prima risponde «a volte con l' autobus, a volte col motorino», e poi, tornando serio: «Normale». E da piccolo com' eri? «Un paraculo», e subito spiega: «Non mi fermavo mai... socievole... un po' pigro», ma in tutt' altro senso da quello che intendeva un prossimo dirigente della nuova Roma bostoniana. Semplicemente, Totti ha descritto un carattere piuttosto diffuso tra i romani. Una volta gli hanno domandato se prevedeva per sé un futuro impegno in politica, e candidamente ha risposto: «No, nun ce capisco gnente ». Beata sincerità. Se molti di quelli che hanno intrapreso quella carriera si fossero prima guardati dentro con altrettanta franchezza, la politica italiana sarebbe meno affollata di personaggi poco all' altezza. Francesco Totti è uno che prende in giro se stesso prima degli altri, capace di passare improvvisamente dallo scherzo a considerazioni serie, tanto per mettere a posto chi pensa di deriderlo per le proprie scelte: come quando, in un' intervista televisiva, fu chiamato a specificare come si scrivono i nomi dei suoi figli, Cristian e Chanel. «E come farai a spiegare loro che in un caso c' è l' h e nell' altro no?». Totti guardò un po' incredulo lo spiritoso conduttore e ribatté: «Penso che ci saranno cose più importanti da spiegare».
RispondiEliminaGiovanni Bianconi 2/2 - Il capitano della Roma, milionario come tutti i campioni del calcio moderno, è riuscito a trasformare il suo modo di essere in un business , un marchio che si può vendere fino all' altro capo del mondo. Come la statuetta del Colosseo. Sulla sua storia d' amore con Ilary sono fiorite dicerie di ogni genere, ma lui in pubblico ha sempre reagito con quel sorrisetto scanzonato capace di spiazzare chiunque: «' Na volta c' ho l' amante io, ' na volta lei, c' è tanta gente invidiosa che parla a vanvera». Quando ancora la corteggiava, dopo uno dei suoi gol più belli alla Lazio (l' ultimo di un derby vinto 5-1), corse sotto il settore dov' era seduta la futura moglie per mostrarle la maglietta con la scritta «6 unica». E Ilary come reagì? «Manco se n' è accorta», ha raccontato lui col solito ghigno impertinente. Come un romano soddisfatto di avere conquistato la donna desiderata. Un' altra maglietta famosa è quella rivolta ai laziali dopo il solito gol, «Vi ho purgato ancora», e ancora se ne parla. Così come si parla e si continuerà a parlare del calcione rifilato a Balotelli che lo derideva: un errore grave, ma chiunque ha giocato a pallone ha capito tutto di quel momento. O del gesto con la mano rivolto alla panchina della Juventus: «Ne avete presi quattro, zitti e andatevene», disse senza parlare. Delle lacrime dopo lo scudetto perso all' ultima giornata nel 2010, e delle accuse lanciate dopo quello sfumato nel 2008 per qualche «svista» arbitrale di troppo. Tutto fatto con la scioltezza e la strafottenza di un personaggio a volte schivo e a volte sbruffone, un po' Pasquino e un po' Marchese del Grillo. E un po' il Catone interpretato da Vittorio Gassman, che ammonisce Marcello Mastroianni nei panni di «Scipione detto anche l' Africano»: «Questa non è l' ideale Repubblica di Platone, ma la città fangosa di Romolo. Bisogna che te dai ' na calmata ! ». Da tempo c' è chi ironizza consigliando al capitano della Roma, che ormai sarebbe avviato sul viale del tramonto come calciatore, una carriera di attore visti i successi degli spot pubblicitari in cui lui e Ilary sembrano ripercorrere le orme di Raimondo e Sandra in «casa Vianello». A parte il fatto che quel tramonto è forse la speranza di avversari e invidiosi ma non ancora la realtà, e a parte gli scherzi, davvero non si fa troppa fatica a immaginare la faccia di Francesco Totti in certi pezzi di Alberto Sordi o Nino Manfredi. Simboli di Roma pure loro. Tutto questo conviene tenere a mente a fronte delle polemiche e delle divisioni che hanno scaldato l' inizio della nuova gestione dell' Associazione Sportiva Roma intorno al nome del suo capitano. Una questione di campo, esplosa dopo un' esclusione e una sostituzione sbagliate e alimentata da tante parole. Forse troppe, nel silenzio di Francesco Totti. Chi è coinvolto, sappia che non è solo un problema di calcio. P.S. Per quanto riguarda la vicenda calcistica, è certo che bisogna fare le scelte giuste nell' interesse della Roma, prima di quello di Totti. Ma sono quasi vent' anni che i due interessi coincidono. Per separarli bisogna prima dimostrare che non coincidono più, e finora non è successo. Anzi.
RispondiEliminaGiovanni Bianconi, corriere della sera, 4/9/2011
TOTTI: "Uniti verso l'obiettivo"
RispondiElimina"Domenica ha inizio un nuovo campionato, un campionato che comincia in ritardo rispetto agli anni precedenti, e come sempre ho fatto mi auguro che quest'annata sportiva regali grandi soddisfazioni ai tifosi.
Finalmente la rosa è al completo col rientro dei nazionali e potremo iniziare a giocare. Avremo tanti calciatori nuovi e tutti quanti noi dovremo stringerci attorno al nuovo allenatore, alla squadra e alla società per partire nella maniera migliore.
Lo faremo assieme e con un unico obiettivo, la Roma, di cui proprio io sono il primo tifoso.
Vi aspettiamo tutti allo stadio per sostenerci come avete sempre fatto, e sono certo che riusciremo a farvi gioire.
Ci aspetta il Cagliari, lo scorso anno all’Olimpico Ficcadenti ci mise in difficoltà con il Cesena. Quindi dovremo concentrarci al massimo: uniti per la Roma"
7/9/2011
(francescototti.com)
Il pià grande giocatore italiano del dopoguerra...
RispondiEliminache sia il più forte calciatore italiano del dopoguerra lo dicono i numeri... oltre che i fatti!
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